Uomini di fiducia: nel WorldSBK cosa fa un assistente dei piloti?
Tragitti diversi ma stessi obiettivi: ecco coloro che difendono il fortino e semplificano il lavoro dei piloti
Una volta – in una galassia di competizioni molto, molto vicina – il ruolo di ‘assistente dei piloti’ era una realtà che quasi non esisteva. Senza dubbio, alcuni piloti e alcuni team avevano delle persone che aiutavano i partecipanti ma spesso si trattava di qualcuno che aveva altri ruoli oppure si trattava semplicemente di familiari e amici che davano una mano. Ora invece sono una realtà consolidata all’interno del Campionato del Mondo MOTUL FIM Superbike: ma esattamente cosa fa un assistente dei piloti nel WorldSBK?
In passato la maggior parte dei piloti si occupava in prima persona della preparazione dell’abbigliamento di gara, delle bevande, ecc. Ma con il passare del tempo gli assistenti dei piloti sono diventati degli assistenti a tempo pieno il cui compito in sostanza riguarda l’occuparsi di tutti gli aspetti non tecnici nel corso di un weekend di gara in modo da permettere ai piloti di pensare soltanto a guidare, dormire, guidare ancora e a pensare a come fare per vincere ancora di più…
Probabilmente l’assistente più noto è quello di lunga data di Jonathan Rea che guida anche il suo motorhome, ovvero Kevin Havenhand. Probabilmente il più noto anche perché sta vicino a Jonathan nelle sessioni di prova e in gara come consentito dalle norme legate al distanziamento sociale ma si tratta anche di un tipo molto alto nella vita reale ed è quasi sempre presente sugli schermi dato che JR è un sei volte campione del mondo. ‘Kev’, così è noto a Jonathan e a tutti gli altri, aveva in mente tutto un altro tipo di carriera nel momento in cui ha lasciato la scuola in Inghilterra ma si trattava di un passo che richiedeva dedizione e concentrazione. E anche un buon proposito sarebbe stato utile… “Per farla breve posso dire di aver trascorso 26 anni nella British Army,” ha detto Kev. “Ho percorso tutte le tappe, sono arrivato il più in alto possibile come soldato e poi sono passato al ruolo di Capitano”.
Per questo motivo non ha potuto occuparsi di compiti operativi e quindi Kev dopo la promozione ha finito per annoiarsi. Inizialmente era soprattutto colui che guidava il Motorhome di Jonathan ma ciò non gli bastava e quindi chiese a Ronald Ten Kate se avesse dei ruoli vacanti all’interno della hospitality. È andata così e quindi l’approccio di Kev verso un weekend di gara consisteva il martedì nel preparare il motorhome di Jonathan per poi lavorare nella hospitality Ten Kate Honda per tutto il weekend terminando poi per riprendere tutte le cose il lunedì successivo per tornare a casa o per dirigersi verso la gara successiva.
Considerando quanto tutto nelle competizioni sia strutturato e quanti piccoli dettagli debbano essere compiuti quando necessario, i cambiamenti meteorologici e le altre sfide a cui è necessario reagire, l’esperienza maturata da Kev nell’esercito britannico può tornare utile. “La British Army lavora con esercitazioni, esiste una simulazione per tutto”, ha detto Kev. “A Jonathan piace che tutto resti uguale; tute, caschi, tutto disposto esattamente nello stesso modo. A meno che non voglia cambiare qualcosa e quindi me lo dica, non ci sono cambiamenti”.
All’estremo opposto di come arrivare a svolgere lo stesso ruolo ma da un punto di partenza molto diverso troviamo l’assistente di Alvaro Bautista, Mario. Tra lui e Alvaro non esiste soltanto un semplice rapporto tra datore di lavoro e impiegato: infatti sono cresciuti insieme nella loro città natale, Talavera de la Reina che si trova a ovest di Madrid. Correvano insieme con le minimoto, all’incirca da quando avevano quattro anni! I loro papà erano addirittura amici perfino prima che nascessero.
Sia Mario che Alvaro vivono ancora nella città natale in cui sono cresciuti: “Sono andato a lavorare con Alvaro nel 2013 quando faceva parte del paddock della MotoGP™ e da quel momento siamo andati avanti”, ha detto Mario. “Il mio lavoro in gara è quello di assicurarmi che Alvaro pensi soltanto alla gara. Degli indumenti, degli stivali, dei caschi, me ne occupo io. Ho un servizio rapido organizzato con caschi Scorpion, Sidi, ecc. per essere sicuri che sia tutto pronto in tempo”.
Oltre a svolgere questo lavoro itinerante, Mario nella sua città natale ha anche un suo negozio dove lavora tra una gara e l’altra: “Dipingo caschi, auto, moto, tutto”, ha detto Mario. Una peculiarità della vita lavorativa di Mario al fianco di Alvaro è legata al fatto che nonostante viaggi ovunque con lui, soltanto Alvaro guida le auto che noleggiano. Anche se devono affrontare ore di viaggio per arrivare in circuito o in aeroporto dopo un lungo viaggio: “Sono solo il co-conducente, guardo la mappa sul telefono e urlo ‘Sinistra! Destra! Sinistra? Stop!’”.
Un altro esempio di assistente personale arrivato a ricoprire questo incarico in modo quasi casuale riguarda colui che sta accanto ad Alex Lowes, Dave ‘Rocky’ Ryan. Per Alex è un amico personale oltre che un lavoratore anche se non ha un legame antico con il mondo delle moto. Rocky in precedenza prima di ritirarsi era un pugile professionista, un lottatore. La prima volta che ha incontrato Alex Lowes è stata nella palestra in cui entrambi si allenavano ed entrambi avevano lo stesso allenatore di forza e preparatore, Kirk Gibbons. “Di mattina ci allenavamo insieme” ha detto Rocky. “All’inizio probabilmente non sapevo niente di corse di moto ma abbiamo finito per trascorrere tanto tempo insieme giocando a golf e andando a mangiare fuori con amici. Sono di alcuni anni più piccolo rispetto ad Al – anche se non sembra – e ho detto ‘quando smetterò con la boxe verrò in giro con te, ti aiuterò con qualsiasi cosa farai, sarò il tuo assistente’. Penso che il mio ultimo combattimento sia stato nel 2016 e dal 2017 ricopro questo ruolo".
In effetti – adesso che si è ritirato e non è più un pugile professionista – questo è il lavoro di Ryan a tempo pieno. Si tratta di un impegno che ben si combina con la vita familiare di Rocky nonostante in alcune occasioni sia costretto a stare lontano da casa per diverso tempo. E mai sottostimare il vuoto che lascia nella vita di uno sportivo professionista la decisione di ritirarsi. “Direi che al 100% questo mi è stato di grande aiuto. Quando ho smesso con la boxe non avevo niente da fare”.
Michael van der Mark è un pilota che Simon Bentley conosce da tanto tempo anche se il loro rapporto insieme nei loro nuovi ruoli è iniziato solo in questa stagione – ovvero lui come pilota ufficiale BMW e Simon in qualità di suo assistente. “Conosco Michael da anni, e quando dico anni, intendo dai tempi in cui correva nella STK600. Il mio team ha sempre corso contro di lui fino a quando ha lasciato la Supersport e poi ha iniziato la sua carriera in Superbike. Ma siamo sempre stati buoni amici”.
Bentley afferma che il lavoro si fa sempre più complesso: “La cosa ovvia che è possibile vedere è legata al fatto che prepariamo tutte le loro cose, noi siamo lì per loro che si trovano sulla griglia di partenza e loro hanno le loro piccole abitudini. Per quanto riguarda tutto ciò che serve nelle gare di oggi… c’è molta più tecnologia, gli airbag che devono essere caricati, controllati e cambiati. Ovviamente a tutto questo si aggiunge anche il mantenere presentabili le cose, l’accertarsi che i piloti siano idratati, che bevano qualcosa per recuperare e che siano sufficientemente idratati ogni giorno. A volte ci sono anche alcune cose ‘stupide’ come ‘riusciresti a portare per me questi biglietti al parcheggio?’. Cose del genere. Più tempo riesci a far risparmiare loro e più tempo possono trascorrere con il capotecnico. Non hanno bisogno di stress”.
Il pilota è il capo mentre ovviamente non lo è il suo assistente ma sembra che ciò di cui ha maggiormente bisogno il pilota sia avere qualcuno lì presente quando ne hanno bisogno facendo sì che i loro weekend di gara potenzialmente stressanti trascorrano come un orologio, senza interruzioni e senza ulteriori preoccupazioni. In altre parole, qualcuno di cui potersi fidare.
Articolo pubblicato grazie al Programma Ufficiale del WorldSBK.
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